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Posts Tagged ‘Andrea Pinketts’

Qualche sera fa Federico Moccia e le sue Girls erano ospiti al Chiambretti Night per lanciare l’ultimo film in uscita. Da segnalare anche, all’interno di un surreale dibattito, la presenza di Andrea Pinketts e di Pino Scotto.

Desidero fortemente tralasciare il passaggio in cui Moccia ha citato Salinger come uno dei suoi più importanti punti di riferimento in campo letterario. 

Quello che mi ha colpito è stato il cuore della discussione. Nessuno si è interrogato sul valore artistico dei suoi libri e dei suoi film, e spero sinceramente che questo significhi aver accettato tutti di buon grado che la questione è ormai archiviata, per amore della decenza. Argomento del grande dibattere è stata invece la vera o presunta corrispondenza tra “i giovani d’oggi” e quelli raccontati da Moccia.

Ma perchè dovrebbe essere così importante questo? Qualcuno si è mai chiesto se il giovane Holden fosse rappresentativo della sua generazione? Qualcuno si aspetta che il protagonista di un romanzo di formazione offra un quadro fedele del suo tempo? Esistono esempi di questo genere, ovviamente. Esistono romanzi talmente ben costruiti che lo spessore di ogni personaggio riesce a collocarsi perfettamente nel suo mondo e nel suo ambiente.

Ma non è da pretendere. Voglio dire, se Moccia fosse in grado di raccontare una storia con sufficiente dignità per chiamarsi tale, sarebbe già abbastanza.  L’analisi sociologica sarebbe un di più, gradito ma non necessario.

E allora? Perchè questo insistere?

Perchè quelli di Moccia non sono romanzi o film, sono semplicemente operazioni di marketing e i ragazzi cui si rivolge non sono il suo pubblico, ma il suo target. E per un’operazione di marketing è fondamentale colpire il target. Quello che Moccia sta cercando di fare è proporre un modello di comportamento ad una fascia di consumatori, che non necessariamente si sovrappone in modo preciso ad un’intera generazione. Però, cerca di beccare tutti quelli che riesce. Di fatto, coinvolge quelli che hanno un atteggiamento al consumo più interessante per le aziende, più sensibili alle mode, ai nuovi orientamenti del mercato. In editoria, sono considerati i non lettori. Quei ragazzi che non leggono i classici, che non amano passare un pomeriggio in libreria alla ricerca di un nuovo romanzo da comprare, ma che Moccia invece se lo leggono e poi al limite la serie di Twilight.

Ma per carità, ognuno ha il diritto di fare il proprio mestiere. Solo che se riuscissimo a non chiamarlo scrittore, avremmo tutti la coscienza un po’ più pulita.

Se a qualcuno interessa il siparietto, eccolo qua:

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