Settimana scorsa Fiat ha conquistato le prime pagine dei giornali con la sua campagna di parking marketing. Prima a Melfi e Mirafiori e poi a Pomigliano, sono state impacchettate le auto straniere presenti nel parcheggio riservato ai dipendenti e, con un cuore rosso in bella vista, è stato applicato il messaggio: “Vederti con un’altra ci ha spezzato il cuore… Ma nonostante ciò continuiamo a pensare a te“.
L’iniziativa, decisamente plateale e scenografica, si è accompagnata ad una promozione molto vantaggiosa, con uno sconto del 26% sull’acquisto di una nuova auto Fiat. La naturale prosecuzione dell’operazione doveva essere la creazione di video virali da propagare in rete, sulle varie piattaforme sociali.
Polemiche sulla privacy a parte, è un’operazione secondo me ben costruita. Del resto, oggi l’engagement dei dipendenti è un obiettivo che le aziende inseguono con incredibile bramosia. E l’aspetto più interessante di questa campagna è proprio la volontà di coinvolgere il dipendente con un messaggio ironico, creando a tempo stesso un legame affettivo tra azienda e lavoratori. Il vecchio adagio “siamo tutti una grande famiglia” acquista toni nuovi, ma alla fine il discorso è sempre lo stesso.
Cosa non ha funzionato allora? Non è colpa dell’agenzia. L’idea era buona, la realizzazione ottima. Il problema, secondo me, è che per lanciare un’operazione del genere bisogna avere una coscienza quasi immacolata verso i propri dipendenti. In caso contrario, è troppo facile offrire il fianco agli attacchi, alle rivendicazioni, alla rivalsa di quei dipendenti che sono ben lontani dal volersi sentire coinvolti, perché sono già troppo arrabbiati, delusi, angosciati.
Come dire, per conquistare l’oggetto del proprio amore si può anche organizzare una romantica serenata. Ma sortirà pochi effetti se fino a poco prima si sono pronunciate solo offese. Se non altro, l’oggetto di tale amore potrebbe sospettare un leggero sdoppiamento di personalità.