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Archive for the ‘Può capitare’ Category

Settimana scorsa Fiat ha conquistato le prime pagine dei giornali con la sua campagna di parking marketing. Prima a Melfi e Mirafiori e poi a Pomigliano, sono state impacchettate le auto straniere presenti nel parcheggio riservato ai dipendenti e, con un cuore rosso in bella vista, è stato applicato il messaggio: “Vederti con un’altra ci ha spezzato il cuore… Ma nonostante ciò continuiamo a pensare a te“.

Fiat Parking Marketing

L’iniziativa, decisamente plateale e scenografica, si è accompagnata ad una promozione molto vantaggiosa, con uno sconto del 26% sull’acquisto di una nuova auto Fiat. La naturale prosecuzione dell’operazione doveva essere la creazione di video virali da propagare in rete, sulle varie piattaforme sociali.

Fiat Parking Marketing

Polemiche sulla privacy a parte, è un’operazione secondo me ben costruita. Del resto, oggi l’engagement dei dipendenti è un obiettivo che le aziende inseguono con incredibile bramosia. E l’aspetto più interessante di questa campagna è proprio la volontà di coinvolgere il dipendente con un messaggio ironico, creando a tempo stesso un legame affettivo tra azienda e lavoratori. Il vecchio adagio “siamo tutti una grande famiglia” acquista toni nuovi, ma alla fine il discorso è sempre lo stesso.

Cosa non ha funzionato allora? Non è colpa dell’agenzia. L’idea era buona, la realizzazione ottima. Il problema, secondo me, è che per lanciare un’operazione del genere bisogna avere una coscienza quasi immacolata verso i propri dipendenti. In caso contrario, è troppo facile offrire il fianco agli attacchi, alle rivendicazioni, alla rivalsa di quei dipendenti che sono ben lontani dal volersi sentire coinvolti, perché sono già troppo arrabbiati, delusi, angosciati.

fiat-operai-impacchettati

Come dire, per conquistare l’oggetto del proprio amore si può anche organizzare una romantica serenata. Ma sortirà pochi effetti se fino a poco prima si sono pronunciate solo offese. Se non altro, l’oggetto di tale amore potrebbe sospettare un leggero sdoppiamento di personalità.

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Serve  ispirazione per decidere come vestirsi a un matrimonio? Basta cercare su Google.
Serve una spiegazione sull’ultima normativa incomprensibile? Basta cercare su Google.
Serve un suggerimento per cucinare il cotechino?  Basta cercare su Google (o chiamare la mamma di Daniela).
Serve un’alternativa al gestore telefonico? Basta cercare su Google.

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Poi una mattina ci si accorge di essere attanagliati da un dubbio esistenziale difficile da tradurre in u

na chiave di ricerca per Google. E improvvisamente ci si accorge di non essere poi così attrezzati alla vita. Esagero?
Non so, ma se vi capita, il mio consiglio è staccarsi dalla rete, almeno un problema lo avrete risolto. Perché bisogna ammettere che, comunque, non è un pensiero che denota estremo equilibrio, ma qualche traccia di leggera dipendenza.
Buona crisi a tutti. Andate a farvi due passi con un amico , che è meglio. E ve lo dice una che non demonizzerà mai internet, quindi fidatevi
.

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Ci sono volte in cui la pubblicità riesce a cogliere momenti fondamentali dell’esistenza, rendendoli universali come solo l’arte sa fare. E poi dicono che serve solo per vendere.

Oggi lasciatemela passare!

Pampers_ShitHappens

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Questa sera, su La7D, danno “I segreti di Brokeback Mountain”.

Quello che fa riflettere è che sia previsto nel ciclo “Notturno femminile”. Che, diciamocelo, come cosa fa abbastanza ridere perché la componente femminile in questo film è veramente ridotta al minimo sindacale. Giustamente, perché non parla certo di donne.

Ora, visto che io ho sempre considerato questo come un bellissimo film, mi domando se lo amo semplicemente perché sono donna. Ma davvero siamo ancora al punto che un film del genere viene “rifiutato” dal maschio medio eterosessuale? La cosa mi sembra particolarmente strana, considerato che questo film, dal mio punto di vista, tratta finalmente l’argomento dell’omosessualità maschile fuori da facili cliché, con cowboy che scoprono e vivono la propria omosessualità e che esprimono al tempo stesso una ben definita identità di genere, sprizzando testosterone da tutti i pori.

Forse non piace pensare che i maschi possono essere davvero maschi anche quando amano altri maschi. Più ci penso, e più la collocazione di questo film nel ciclo “Notturno femminile” mi fa ridere.

 

Brokeback Mountain

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Oggi Google celebra l’anniversario della nascita di Claude Debussy con uno dei doodle più belli che io abbia visto. Se non riuscite a trovarlo in tempo, potete apprezzarlo qui:

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Per una fortunata serie di eventi, è arrivato tra le mie mani un Samsung Galaxy S4.

Inutile nasconderlo, è stato amore a prima vista. E come ogni grande amore, ho dovuto fotografarlo per ricordare il nostro primo incontro.  Ammetto di non avere competenze tecnologiche sufficienti per fare valutazioni specifiche, ma la cura per i dettagli – in termini non solo di pack ovviamente, ma anche di funzionalità – è qualcosa che in genere mi conquista sempre. Per il momento, ho importato il mio account Google e magicamente tutto il mio mondo è già a mia disposizione. Ho già capito che il mio nuovo amico assorbirà molto del mio tempo, del resto adesso dobbiamo prendere confidenza.

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Si sa che la Coca Cola ha una lunga tradizione di pubblicità al limite del kitsch.
Del resto, salvo rare eccezioni, alla Coca Cola non interessa vendere un prodotto – che si vende abbondantemente da sé – ma confermare l’adesione a un marchio, a uno stile, a una filosofia e chi più ne ha più ne metta.
Bene, questa volta la Coca Cola ha superato se stessa, con questo spot.

 


Sorvolando sul perché la migliore conclusione della frase “per ogni giornata nera” dovrebbe essere “migliaia di persone condividono una Coca-Cola”, non appena ho visto questo spot in tv ho trovato sorprendente la somiglianza con un altro spot, non proprio dello stesso genere, ma decisamente più esilarante.

 

 

La realtà riesce spesso a superare la parodia e questo è sempre meraviglioso!

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FrancaRame_CesenaticoCesenatico, un’estate di quasi dieci anni fa. Al nostro risveglio troviamo una giornata nuvolosa che non ci mette di cattivo umore, ma ci suggerisce altri e nuovi programmi. “Andiamo a trovare Dario Fo?” Andiamo. Si fa presto a dirlo, mica sappiamo esattamente dove abita, mica siamo stati invitati. Saliamo comunque  in macchina e andiamo a Sala di Cesenatico, senza una meta più definita di così. Ma per la strada, ci accorgiamo che basta fare un po’ di amicizia con la gente del posto per essere condotti, senza troppi misteri, proprio davanti a casa sua.

Bene, e adesso? Dario Fo arriva, scende dalla macchina per aprire il cancello, ci guarda come per chiedere cosa facciamo lì impalati. Non per chiedere come mai non ce ne andiamo, ma come mai non entriamo. Non pensavamo fosse così facile.
Alla fine, ci siamo fermati da lui per circa mezz’ora, una delle mezz’ore più strane, divertenti e surreali della mia vita, tra trappole per le mosche tirate giù dagli alberi, autografi a improbabili nomi a noi sconosciuti (causa piccolo problema di udito del maestro) e un po’ di allegra confusione.

“Dovrei offrirvi qualcosa, so che dovrei… Ma la Franca non c’è e senza di lei non so bene da che parte cominciare. Sapete, è andata a prendere la nipotina. Che fate, vi fermate per aspettarla?”

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Per un bilancio di fine anno sono in ritardo, me ne rendo conto. Ma questa non è una novità quindi arriviamo al dunque. In questi giorni, in cui il lavoro è ripreso a pieno ritmo (e anzi non si è mai veramente fermato) ho pensato alle cose che, professionalmente parlando, preferirei non portare con me nel 2012.

 

1. Apple Style
Nel corso del 2011, in un brief su due (ad essere ottimisti) mi è capitato di trovare più o meno esplicita la richiesta di realizzare una comunicazione essenziale, elegante, minimale. In una parola, in pieno stile Apple. Per inciso, con tutte le sue varianti: layout pulito come Apple, icone evocative come Apple, semplicità alla Apple, colori tenui come Apple, e via dicendo. Ecco, io vorrei solo dire che per avere uno stile Apple bisogna essere Apple. Se io mi vestissi come Audrey Hepburn, non diventerei Audrey Hepburn. Di questo sono assolutamente certa.

 

2. Effetto WOW
Anche in questo caso, si tratta di un tormentone del 2011, un modo con cui molti clienti hanno ritenuto di sintetizzare brillantemente il loro brief. Perché ad un certo punto, con naturalezza, dopo aver molto parlato di obiettivi, target, fatturati, posizionamenti e chi più ne ha più ne metta, finivano spesso per dire “bisogna che la gente dica wow”. Mi sento di precisare che questo non è un brief e che non fa capire assolutamente nulla di quel che c’è da fare. Tra l’altro, la gente normale non va in giro a dire “wow” di tutto quel che apprezza. Per fortuna.

 

3. Questione di regole
Per tutto l’anno siamo stati ammorbati da spot che giravano intorno allo stesso concetto: le regole. Da rispettare, da ignorare, ci hanno insegnato a dire sì o a dire no, quel che conta è avere il coraggio di dire di sì, quel che è difficile è riuscire a dire no. Già non si tratta di un concetto particolarmente originale al primo giro, insistere mi sembra davvero imbarazzante.

 

Buon anno e buona creatività a tutti!

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Povero Corrado

Video di Corrado Guzzanti e adv su YouTube

Sono sempre stata molto affascinata dagli abbinamenti che alcuni siti operano tra inserzioni pubblicitarie (soprattutto se link test) e contenuti in pagina. Questa volta, il povero Corrado Guzzanti si è beccato la domanda “Voti Silvio Berlusconi?”
Onestamente, mi sa proprio di no.

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